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  • 30 maggio

    LA CASA PIU' NECESSITA' CHE INVESTIMENTO

    Secondo l'ultima indagine Nomisma sulle famiglie italiane e la finanza immobiliare si conferma la tendenza di una mutata concezione del bene casa. La domanda potenziale resta alta, ma rientra all'interno di un quadro di necessità familiare piuttosto che di investimento, nonostante le favorevoli condizioni di asset allocation ( valori immobiliari congrui e bassi tassi di interesse). Al tempo stesso un cambio di mentalità in atto allontana progressivamente, soprattutto nelle giovani generazioni, il mito del mattone come bene rifugio, introducendo nuove concezioni di bene condiviso che viene poi declinato dal co-housing, dall'hosting e cosi via. Gli italiani in buona parte stanno disinvestendo i capitali impegnati nell'immobiliare. E con queste cifre finanziano nuovi acquisti se devono cambiare casa. Non solo il mutuo quindi sostiene l'acquisto, ma anche la liquidità che arriva dalla scelta di smobilizzare investimenti esistenti. Un tema che ha riguardato oltre 1,3 milioni di famiglie sempre secondo Nomisma. L'indagine conferma ancora una volta la forte dipendenza delle famiglie dal credito: il 33,3% delle famiglie che intende acquistare una casa prevede di ricorrere sicuramente al canale bancario, mentre il 41,7% ritiene possibile l'accensione di un mutuo. Nonostante un miglioramento rispetto agli anni in cui la crisi è risultata più acuta, ci sono ancora segni di sfiducia da parte delle famiglie. In sostanza le intenzioni di acquisto restano stabili rispetto a un anno fa ed è probabile pertanto che il numero di transazioni sia in linea con quello del 2016, ma bisogna sottolineare che ci sono numerose famiglie che subiscono l'incertezza occupazionale e reddituale. Secondo Nomisma sono l'8.8% del totale le famiglie che vorrebbero acquistare mentre il 3,2,% si stanno già muovendo mentre circa il 5,6% delle famiglie esprimono un'intenzione di acquisto nel breve termine. Resta marginale la scelta di acquisto per investimento a medio lungo termine. I segnali arrivati nel 2016 di miglioramento occupazionale e reddituale non sono ritenuti definiti ma temporanei e pertanto non spingono all'acquisto. La larga fetta del mercato rimane appalto degli acquisti prima casa o sostituzione prima casa che insieme raccolgono il 78,2% dei casi, a fronte di una contrazione della componente di investimento che raggiunge appena il 6,1% delle motivazioni di acquisto. Oggi si muovono all'acquisto più che altro le famiglie giovani che vivono nei grandi comuni e che possono contare su un alto reddito netto mensile familiare. Stabili le nuove locazioni che nel 2016 hanno riguardato circa 1,4 milioni di contratti. Nei prossimi 12 mesi sono 1,8 milioni le famiglie che esprimono l'intenzione di ricorrere all'affitto. A guidare la domanda di locazione sono tanto l'impossibilità di accedere al mercato delle compravendite a causa della mancanza di condizioni finanziarie adeguate quanto la scelta di non impegnarsi in un investimento oneroso a medio lungo termine.

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